
Castel Sant’Elmo domina la città di Napoli dal punto più alto della collina del Vomero, situato nel Largo San Martino, da cui si gode uno splendido panorama sul centro storico.

Si tratta di un castello medievale sorto intorno al 1300 nello stesso luogo dove si trovava, nel X secolo, una cappella dedicata a Sant’Erasmo, da cui Eramo, Ermo e poi Elmo, che diede il nome attuale della fortezza. In origine era una torre d’osservazione normanna (chiamata Belforte), e fu Roberto d’Angiò a commissionare all’architetto Tino da Camaino nel 1325 la costruzione del Palatium castrum, i cui lavori si conclusero nel 1343 sotto il regno di Giovanna I d’Angiò.





Da allora il Castello fu assediato più volte per la sua posizione strategica e di controllo sulle strade di Napoli. Le Garitte, lungo i camminamenti di guardia, costituivano un importante posto di osservazione. Fu obiettivo militare soprattutto durante la contesa tra spagnoli e francesi per la conquista del Regno di Napoli. Tra il 1537 e il 1547 Castel Sant’Ermo fu chiamato poi Sant’Elmo.
Nel 1587 un fulmine colpì il castello distruggendo le dimore di castellani e militari e la chiesa interna. L’edificio fu quindi ricostruito tra il 1599 ed il 1610 dall’architetto Domenico Fontana.

Particolare del portale di ingresso


Tra Seicento e Settecento il castello diventò un carcere, dove fu prigioniero anche il filosofo Tommaso Campanella.

Finestrella delle prigioni

Ingresso delle prigioni
L’interno del Castello



Fu sede, inoltre, dei moti rivoluzionari del 1799, quando il 23 gennaio fu proclamata nella Piazza d’Armi di Castel Sant’Elmo, la Repubblica Napoletana e innalzato il primo albero della libertà, adottando come bandiera il tricolore blu, giallo e rosso, dove il giallo e il rosso rappresentano Napoli. Questo importante momento fu preceduto da eventi storici drammatici che condussero, prima alla proclamazione della Repubblica Napoletana e, qualche mese dopo, alla sua inesorabile fine. Il 23 ottobre del 1798, il Regno di Napoli entra in guerra con i francesi con l’appoggio della flotta inglese dell’ammiraglio Nelson.

Ferdinando IV, con l’esercito napoletano, si dirige verso la Repubblica Romana già nelle mani dei francesi, ma è costretto alla ritirata dopo una controffensiva del generale Championnet. Giunto a Napoli si imbarca con tutta la famiglia alla volta di Palermo, spaventato dall’idea che i francesi potessero entrare in città. Seguirono a Napoli alcuni giorni di confusione e anarchia fino al 23 gennaio, quando l’esercito francese entra a Napoli.
I “lazzari” napoletani filomonarchici, insorsero violentemente contro i francesi, opponendovi una forte resistenza. Nel frattempo


Piazza d’Armi
in città scesero in campo anche i repubblicani, i giacobini e i filofrancesi che, già il 20 gennaio, con uno stratagemma, erano riusciti ad entrare nella fortezza di Castel Sant’Elmo occupata, fino a quel momento dagli oppositori. Infatti, alcuni repubblicani, tra cui Giuseppe Riario Sforza, marchese di Corleto, avvicinano due giovani comandanti, che avevano combattuto contro i francesi (Gerolamo Pignatelli e Lucio Caracciolo) e si erano rifugiati Sant’Elmo e li convincono a passare dalla loro parte e con loro ordine entrano travestiti nella fortezza e se ne impadroniscono.
Questo consentì loro di aprire il fuoco sui lazzari che ancora contendevano l’ingresso della città ai francesi. Cannoneggiati alle spalle, il generale Championnet riuscì a schiacciare la resistenza.
La vita della Repubblica è difficile sin dagli inizi: sebbene i repubblicani siano spesso personalità di grande rilievo e cultura, appaiono lontani dai reali bisogni del popolo napoletano. Il 7 febbraio sbarca in Calabria il Cardinale Ruffo che, a capo dell’Esercito della Santa Fede e con l’assenso regio,
si impadronirà prima della Basilicata, poi della Puglia, infine arriverà a Napoli per liberarla dai francesi che, Nonostante la resistenza il 13 giugno la città viene riconquistata dalle armate del Cardinale Ruffo. Dopo questa data gruppi di patrioti si erano asserragliati nei forti cittadini e nella Vigna di San Martino, protetta dai cannoni di Sant’Elmo (sotto un esemplare) tenuto dai francesi.
Il Ruffo tentò di ottenere pacificamente i castelli avviando delle trattative e offrendo ai nemici un “onorevole capitolazione” che avrebbe garantito vita salva ai repubblicani in cambio della resa.
I patti erano i seguenti: i presidii dei Castelli Nuovo e dell’Uovo, dovevano avere facoltà d’imbarcarsi per Tolone, su navi preparate dai vincitori, insieme con tutti i repubblicani; tanto i presidii quanto i repubblicani e le loro famiglie, potevano, volendo, rimanere a Napoli indisturbati.
Ma, appena giunto a Napoli Nelson, dichiarò di non poter accettare la capitolazione perché i repubblicani dovevano essere trattati come ribelli e traditori; solo i francesi avrebbero potuto tornare in Francia se avessero ceduto subito Sant’Elmo.
Il Mejan, comandante di Sant’Elmo, non si curò della sorte dei patrioti, i quali dopo la difesa di S. Martino erano riusciti a farsi accogliere a Sant’Elmo, e decise di consegnarli agli inglesi.

Fece anzi di più: quando il 12 giugno uscì dal castello con i suoi soldati, che erano circa un migliaio, senza armi, né bandiere e consegnò le porte della fortezza al nemico, fece uscire dalle file i patrioti che per salvarsi da qualche linciaggio, dietro suggerimento di alcuni ufficiali dello stesso Mejan, avevano poco prima indossato la divisa francese, e li abbandonò al Nelson. Castel Sant’Elmo fu l’ultimo a cadere dopo Castel Nuovo e Castel dell’Ovo. I francesi furono fatti partire per la Francia e i repubblicani aspettarono le decisioni del re: molti di loro subirono la pena di morte, altri il carcere, altri ancora l’esilio. Dopo il crollo della repubblica, fu ancora prigione e vi furono rinchiusi molti dei patrioti che avevano combattuto durante la rivoluzione del 1799. Solo negli anni ’80 del Novecento Castel Sant’Elmo diventò una struttura di interessa culturale e museale e dal 1982 l’intero complesso monumentale è stato affidato alla custodia della Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici di Napoli, aperto al pubblico nel 1988.