IMG-20200402-WA0047.jpg

Castel Nuovo risale al 1300 ossia al periodo della dominazione angioina quando i sovrani decisero di costruire un nuovo castello che sostituisse il vecchio Castel dell’Ovo su Lungomare Caracciolo, quindi affacciato sul mare ed esposto agli attacchi di nemici provenienti da quella direzione.

Furono proprio gli Angioini a chiamarlo Castel Nuovo e successivamente, data la sua enorme mole, verrà chiamato il Maschio Angioino. Il Castello non fu solo fortificazione, ma anche la loro grandiosa reggia che andava a sostituire Castel Capuano, fortezza normanna ormai inadeguata.

Nel 1443 Alfonso di Aragona occupa la città e ristruttura il Castello dotandolo di cinque torri di cui quelle “di Beverello” e “dell’Oro”, che contiene il tesoro regio, sono rivolte verso il mare; mentre le due torri “di Mezzo” e “di Guardia” sul lato opposto,  inquadrano l’Arco Trionfale che ritrae l’ingresso del re in città come se fosse un imperatore. Sull’arcata invece sono ritratte le quattro virtù dell’imperatore e, sulla sommità, è collocata la statua di San Michele arcangelo che è il patrono del popolo meridionale.

Re Alfonso si ispira alla tipologia dell’arco trionfale degli antichi romani con l’intento di celebrare il trionfo di sé stesso. Nel 1734 fu proclamato Re di Napoli Carlo di Borbone che l’anno successivo conquistò anche il Regno di Sicilia. Carlo ristrutturò il Castello, anche se non era più residenza reale dopo la costruzione di Palazzo Reale in Piazza Plebiscito,  ma sede di  prigioni utilizzate anche nel periodo della rivoluzione napoletana del 1799. Nelle prigioni sotterranee del Castel Nuovo i giacobini venivano reclusi prima di essere spostati a Castel Sant’Elmo o al Panaro (la Vicaria) dove c’era il Tribunale della Giustizia, situato nel luogo più vicino alla prigione del Castello del Carmine , che faceva da anticamera all’esecuzione. Nelle diverse prigioni (Vicaria e Castello del Carmine) i prigionieri venivano spostati a seconda delle esigenze di capienza del Castello e in base alla gravità del reato commesso.

Per esempio alla vicaria venivano imprigionati gli artefici di reati minori, infatti all’esterno era esposta la colonna della vergogna dove venivano incatenati i rei e la gente poteva spogliarli.

Il Maschio fu occupato dai lazzari che parteggiavano per il re, ma quando arrivarono i francesi a difesa dei giacobini, no riuscirono a contrastarli perché armati soltanto di forconi.

Quando il 13 giugno del 1799 l’esercito sanfedista del Cardinale Ruffo era alle porte della città di Napoli per destituire il governo repubblicano, nel Castel Nuovo venivano fucilati i fratelli Baccher per aver cospirato contro la Repubblica e questa fu l’ultima esecuzione del Governo Provvisorio che avrebbe determinato la condanna a morte della loro accusatrice, Luisa Sanfelice. (in basso in un ritratto presso Palazzo Serra di Cassano).

Nel frattempo tutti i membri del governo, appresa la notizia dell’arrivo delle truppe del Ruffo, si rinchiusero nei forticon le loro famiglie. Da Castel Nuovo uscivano i distaccamenti per contrastare le forze nemiche che erano ormai al Ponte della Maddalena; ma la superiorità dell’esercito avverso, nonostante i repubblicani combattessero con mirabile e inflessibile coraggio, rendeva vano qualunque sacrificio. Il sogno di una Repubblica si sarebbe infranto di lì a poco. I lazzari e i filo borbonici erano pronti ad accogliere l’Armata Cristiana con entusiasmo; i lazzari in particolare, si preparavano al folle saccheggio e agli orrendi delitti che avrebbero perpretato. La drammatica controrivoluzione sarebbe stata teatro di crimini atroci: aste di legno con infisse teste umane portate in giro come baluardi, corpi di uomini ancora in vita che venivano gettati nei roghi, resti umani che venivano sparpagliati e presi a calci per le strade in segno di estremo disprezzo, le donne di rango venivano offese, violentate e trucidate. Il Cardinale Ruffo non esortò mai tali atti, ma la situazione gli era completamente sfuggita di mano tanto che esortò Ferdinando a tornare a Napoli perché soltanto lui sarebbe riuscito a gestire la folla impazzita. Ma il re, temendo un contrattacco francese rimanderà il suo ritorno a Napoli.

Il 16 giugno Ruffo iniziò le trattative per la resa delle fortezze dalle quali la strenua difesa dei repubblicani ancora impediva la definitiva vittoria dei sanfedisti.

Castel Nuovo a breve fu costretto alla resa, bombardato anche dal mare dalle navi inglesi di Nelson.